Un marchio giovane dello streetwear collabora con uno storico produttore di pasta. Italianissimi entrambi. Uno eccentrico e l’altro fedele alla tradizione, in fatto di stile ma anche di famiglie. Nascono una collezione e un packaging audace.
Sono lontani i tempi dell’affaire Guido Barilla, patron del colosso alimentare italiano, con un’ampia fetta di mercato negli USA. Gli era costata cara nel 2013 una dichiarazione sugli spot aziendali, di taglio volutamente tradizionale, in cui l’inserimento di famiglie omosessuali non era previsto. La frase – che probabilmente omofoba non voleva essere, ma che svelava in modo goffo una strategia di marketing rassicurante e old style, in linea con la storia del prodotto – venne letta come un attacco al mondo lbgt. E scoppiò il putiferio. Partì un boicottaggio epocale e Barilla pagò quell’uscita maldestra con un calo di vendite internazionale e un danno d’immagine notevole. Infine giunsero le scuse tramite un mesto videoclip.
GIOVANE, STREET E INCLUSIVA.
UNA COMUNICAZIONE NUOVA
Di spot Barilla con famiglie alternative, a dire il vero, ancora nessuna traccia. Ma il progetto di comunicazione appena lanciato col marchio di streetwear GCDS (acronimo di God Can’t Destroy Streetwear) pare proprio puntare su un taglio open-minded e su un generale svecchiamento. Assecondando così le attitudini e le istanze di inclusività delle nuove generazioni: il mondo che ci si aspetta di ritrovare nelle pubblicità è aperto, dinamico, plurale, libero dal pregiudizio.
Un marchio italiano, GCDS, simbolo di un made in Italy che guarda alle piazze multiculturali ed energiche di Milano, Londra, Berlino e che punta a un target giovanissimo.Tutti capi tecnici, casual, ironici, oversize e unisex, tra grafiche pop, pellicce sintetiche stampate, maxi-loghi e colori accesi, evocando il mondo del clubbing, della trap, di estrosi bohèmien metropolitani. E sono la strada, il divertimento, l’apertura alle diversità e un’idea di ricercatezza eccentrica a farsi stile e linguaggio.